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Friuli e la notte di S. Giovanni

  • Immagine del redattore: Bessie Dunlop
    Bessie Dunlop
  • 23 gen 2018
  • Tempo di lettura: 2 min

Dopo avervi parlato di qualche tradizione magica della Calabria, oggi, volevo parlarvi di una tradizione antica Friulana. Più precisamente la tradizione della notte più corta dell'anno, per il mondo magico una notte importantissima; difatti in questa notte le erbe bagnate dalla rugiada diventano potentissime per le magie.

In Friuli, soprattutto in Carnia, questa è una tradizione molto sentita.

Nella notte del 23 Giugno tra il Torre e il Natisone, persone camminano con in mano un mazzetto di fiori che contiene: Iperico, lavanda, felce e rametti di nocciolo. Questo mazzo in dialetto si chiama “Maç di San Zuan”.

Ogni erba ha una precisa funzione magica...

L'Iperico serve per : salute, protezione, forza, divinazione d'amore, felicità.

La lavanda: successo, fortuna, amore, protezione, sonno, longevità, purificazione, felicità, pace.

Foglie di Felce: protezione, attrarre la fortuna e il benessere materiale, favorire sogni divinatori, invocare gli spiriti, comporre potenti filtri e incantesimi d’amore. La superstizione vuole che bruciando le foglie di felce si provoca la pioggia e che con i semi si possa rendere invisibili o vedere gli spiriti.

Rametti di Nocciolo: Fertilità e abbondanza.

Questo mazzetto veniva appeso fuori dall'uscio di casa fino all'anno successivo.

Inoltre si va a camminare su qualche montagnola fino al picco panoramico. durante il tragitto si raccolgono ramoscelli in fascette, per poi arrivati a destinazione, si bruciano senza usare fiammiferi o accendini. Come per l'antica tradizione celtica del fuoco.

Nel piccolo falò si getta il mazzolino dell'anno precedente.

In val Resia invece, c'è la tradizione del Kriss , questa zona era abitata da popolazioni di origine celtiche, e ne ha lasciato traccia. In tutta la valle si accendevano , fino a poco tempo fa, enormi falò. dove si buttava il vecchio.

Davanti a questi falò, si ballavano le tipiche danze resiane e si gustavano i cibi locali. Si lanciava la "cidule" una rotella di legno arroventata che veniva lanciata in aria.

 
 
 

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