La magara. Terra di Calabria
- Bessie Dunlop
- 18 gen 2018
- Tempo di lettura: 2 min

La magara è la "strega" calabrese. La gente della Calabria si rivolgeva a lei per tutto. Un tempo si credeva che essa, potesse addirittura, contrastare e comandare i fenomeni atmosferici.
Le magare nei villaggi venivano trattate con paura e rispetto dagli abitanti del posto. Si dice, che di notte potevano trasformarsi in uccelli notturni e prendere i bambini o le ragazze per farli smarrire, oppure potevano far "impazzire" gli uomini e farli gridare alla luna e camminare a carponi.
Le magare non erano tutte cattive, anzi, se venivano trattate con rispetto, aiutavano le persone a contrastare il malocchio, la fattura o altro.
Per contrastare una fattura la magara recitava il canto dello scongiuro, metteva sulla lingua un pizzico di sale e poi leccava per tre volte la fronte dell'affascinato. Sempre per tre volte gli alitava in faccia.
Per dominare un fenomeno atmosferico la magara invocava Santa Barbara con questo canto:
"Santa Barbara affaccia,
affacciache ci passano tre galere,
due di acqua e una di vientu,
Santa Barbara fa buonu tiempu"
Fra gli strumenti che usava la magara ci sono: la Ruta, un'erba molto potente, devota a Ecate, per avere valore magico doveva essere racconta dopo la mezzanotte, messa in ramoscelli toglieva le negatività del luogo.
Poi c'erano i teschi di animali, chiodi e amuleti. Anche la salvia veniva usata spesso, usavano anche sputare tre volte in terra e ripetere i numeri 8 e 9. Contro il malocchio e i demoni. I numeri 8 e 9 derivano dalla magia dei numeri di origine pitagorica.
Per iniziare una ragazza alla magia, le magare, passavano alla ragazza i loro segreti nel giorno di Natale. Era l'unico giorno dell'anno nel quale si potevano rivelare i segreti della magia a un'altra persona.
La Calabria, ha oltre alla magara, altre tradizioni magiche...

Esempio, al collo nei bambini si usava mettere piccole forme di pietra forate, scaglie di salgemma, piccole chiavi di ferro o di argento, piccole scuri molto frequentemente si usava il cosiddetto abitino, piccole sacche di tessuto in cui venivano riposte foglioline di palma benedetta, cera dell'altare, grani d’incenso, tutto per tre.
Oppure i pastori usavano mettere al collo del bestiame un piccolo chiodo di ferro come porta fortuna.
I giorni della settimana sono molto importanti quindi il Venerdì è giorno di crisi quindi era di cattivo augurio battezzare, non si tagliano le unghie o i capelli, non ci si cambiava gli abiti e non si faceva visita a donne neomamme o neospose. Sabato è il giorno delle streghe e il demonio può tramutarsi in caprone, Il Giovedì è semiriposo quindi lavori faticosi, come curare i bachi da seta, si evitavano.
La notte non si presta lievito e le madre non devono tenere in braccio i figli, ma devono farlo i padri per proteggerli dagli spiriti,
Durante il Capodanno a durante la Candelora o nella notte di S. Giovanni le streghe (cattive )potevano impossessarsi dell'aria attorno ai paesi, si dovevano contrastare con rumore di tamburelli e l'erba di S Giovanni, molto potente, quest'erba si usava anche per scacciare le negatività nelle case.
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